venerdì 21 settembre 2018

Residenza Arcadia

Sembra difficile credere che Residenza Arcadia, sia stato scritto da un giovane giovanile uomo, all'epoca quasi trentacinquenne, poichè Daniel Cuello riesce a descrivere con eccezionale bravura il modus vivendi degli anziani nel proprio habitat, raccontandoci più con realismo che con ironia, il modo in cui ognuno di essi cerchi di proteggere il proprio microcosmo, tramite abitudini e riti di vita che scandiscono le loro quotidianità, come se ripetere i soliti gesti servisse a completare la giornata e consentisse di passare al giorno successivo, facendo diventare ogni  metodica azione replicata, innocente a loro opinione, piuttosto che una inevitabile sequenza di inderogabili fissazioni, per gli altri.

La storia si svolge all'interno del caseggiato che da il nome alla prima graphic novel dell'autore, in un anonimo paese, governato da un terribile regime di non lontana memoria, che potremmo paragonare a quello argentino negli anni '76/'81, o   rimanendo in Europa, nella Cecoslovacchia degli anni '50.
La Residenza è popolata unicamente da anziani, alcuni single, altri sposati, ma la cosa che colpisce  maggiormente è il senso di solitudine che riempie ogni appartamento anche in quelli abitati da coppie e/o ospiti, calcando lo stereotipo dell'anziano isolato e abbandonato, rafforzando maggiormente, qual'ora ce ne fosse stato bisogno, il reale stato di vecchiaia degli inquilini. 

Nonostante la suddetta premessa, il pregio della storia  e della narrazione è che non viene raccontata  la solita denuncia sociale   pro-anziani, anzi, si descrive la vita di condominio: la differenza tra la tipica  chiacchierata  con la vicina di casa nel ballatoio e ciò che si pensa di lei a porta chiusa dentro il proprio appartamento, ma malgrado ci siano reciproci dissapori tra tutti i residenti, quando il nemico è alla porta, la coalizione e l'unione per difendere il proprio territorio risveglia in essi l'intesa e la complicità per salvare, più che la proprietà in se, il buon nome che contraddistingue la decorosa Residenza Arcadia, abitata da onesti e integerrimi condòmini, incorruttibili all'avanzare del cambiamento, inamovibili conservatori a discapito del nuovo.

Pur mantenendo i disegni e il tratto da vignettista che lo caratterizza, Daniel Cuello, è riuscito a creare un'opera sapientemente riempita di molteplici emozioni, senza mai cadere nel banale o nello scontato.


Cosa è piaciuto:
  • la riunione di condominio, uno dei momenti più divertenti.
  • le interazioni tra condomini negli spazi comuni.
  • il volume rilegato e cartonato e la carta  Garda Natural Extra White da 140gr.
  • una morale possibile, QUASI SPOILER (evidenzia per leggere): ci si ostina una vita intera per difendere ad ogni costo un'idea, spesso  per nulla. Il mondo continuerà a girare ugualmente, il destino è già stato scritto, puoi solo ritardarne l'effetto, ma a quale prezzo?

Cosa non è piaciuto:

questo paragrafo è sempre difficile da scrivere, poichè si parte dal principio che se ne scriviamo l'articolo, l'opera ci è piaciuta molto, per tanto diventa la cosiddetta ricerca del pelo nell'uovo, (che peraltro potrebbe diventare il nome di questa rubrica nei prossimi post):

  • Siamo appassionati di tavole originali e non siamo propensi al fumetto disegnato e colorato a computer, dunque più che una contestazione o la constatazione di un difetto, questo vuole essere semplicemente un invito a realizzare il prossimo lavoro su carta con matita, china e colori... (meglio se acquarelli!)


Stupidamente abbiamo ritardato più di un anno la lettura di Residenza Arcadia, in attesa del mood opportuno per intraprendere quella che si pensava una lettura struggente e malinconica, al contrario c'è una tale commistione di emozioni che se si avesse una telecamera per inquadrare le espressioni del  viso durante la velocissima lettura delle oltre centosettanta pagine, si potrebbe inserire il video su Youtube nelle categorie virali "Reaction to...", per tanto possiamo consigliare il fumetto di Daniel Cuello e designarlo tra quelli da_avere.


Scheda:

Soggetto: Daniel Cuello
Sceneggiatura: Daniel Cuello
Disegni: Daniel Cuello

Casa editrice: Bao Publishing

sabato 24 marzo 2018

Zeno Porno e la magnifica desolazione

Il bello, nello scrivere su Impressioni Fumettistiche Incolte, è che mi posso permettere di essere profano e, senza alcuna reticenza, affermare che  Andrea Pazienza non mi è mai piaciuto. (!orrore!)
Col tempo ci ho provato, ultimamente (nel 2016) il gruppo editoriale L'Espresso, nello specifico La Repubblica, ha pubblicato una raccolta di 20 volumi con le opere più conosciute del Paz, purtroppo per me non c'è stato nulla da fare,  niente, non c'è stato verso! Sicuramente molto originale, (anche troppo), ma esageratamente visionario, alcune tavole troppo confusionali, e altre eccessivamente allucinate per i miei gusti.   Io me ne sono fatto una ragione,  nonostante tutti riconoscano il genio dell'artista, io non lo capisco, e quando se ne parla, me ne sto. Ho imparato a fare finta di nulla e senza controbattere, tengo per me questa eresia.

Perché parlare di A. P., se l'articolo verte su Zeno Porno?  Basta sfogliare le prime pagine per capire!

Il volume raccoglie le storie dagli esordi dell'alter ego di Paolo Bacilieri, che anagraficamente prende vita pochi anni dopo la scomparsa del sopracitato fumettista più illustre, diventato leggenda, qualora non lo fosse già da prima,  mentore e punto di riferimento nel mondo del fumetto,  ispirando un nuovo modo di fare fumetti ed illustrazione.
Pur mantenendo un tratto artistico personale e facilmente riconoscibile, deduco che tra  questi giovani ispirati, ci fosse anche Paolo Bacilieri, poiché nei primi capitoli di Zeno Porno e la magnifica desolazione  ho riconosciuto  molta della "scuola" di A. Pazienza,  in particolare nel modo di rivoluzionare le tavole, le didascalie e il lettering,  e in senso buono,  negli psichedelici deliri che si incontrano leggendo la storia, pero' con un'attenzione per il dettaglio non paragonabile.
Come un bravo maestro  istruisce in maniera comprensibile la lezione di storia ai propri alunni, Zeno Bacilieri mi ha  insegnato, attraverso il  proprio stile fortemente descrittivo, i  tempi giusti nella lettura del suo fumetto preparandomi così ad affrontare disegnatori, il cui tratto e stile giudicavo, in modo incolto, "caotici", come appunto è stato per me Andrea Pazienza. Mi ha educato a soffermarmi su ogni tavola con la curiosità e l'attenzione di un bambino di fronte ad una illustrazione di "Dov'è Wally?", mi ha fatto comprendere che sto leggendo un bel fumetto e fatto bene, non un libro qualsiasi.
Diventa imperativo rallentare la lettura, soffermarsi su ogni tavola per goderne prima l'immagine d'insieme, apprezzabile per il valore artistico, oppure per la precisione delle architetture contenute, o anche stupefacente come nella scelta di alcune prospettive innovative, e poi addentrarsi nello specifico del disegno per ritrovare il Bacilieri di sempre, colui che ci ha abituato  con il suo tratto grosso e spesso, avere un rigore e una precisione  maniacale in ognuno dei mille dettagli che propone in ogni vignetta.

I testi veloci e leggeri accompagnano l'evoluzione e le evoluzioni di Zeno Porno, nel periodo di sviluppo umano che possiamo identificare come giovinezza (in questi giorni dopo "L'infanzia" e dopo "L'adolescenza" è appena uscito l'ultimo capitolo di Jonas Fink di Vittorio Giardino, ogni riferimento è del tutto casuale, ma pilotato dal subconscio che si aspettava appunto "La giovinezza"!),  raccontate ironicamente, descrivendo spaccati di vita quotidiana che sicuramente si ispirano ad esperienze autobiografiche vissute  dall'autore, ma nelle quali si può riconoscere anche il lettore, poiché si segue il percorso di vita di una persona normale alla ricerca di un po' di serenità interiore, ma costellato da delusioni amorose, stress nel lavoro, ansie da prestazione (lavorativa e sessuale), una splendida figlia da vedere nei week-end, ed il conto in banca sempre vuoto, tutto amalgamato in modo gradevole e senza drammi narrativi voluti, ovviamente con le dovute parentesi improbabili e surreali, affrontando la vita, con nichilismo esistenziale e un pizzico di malinconia.

Cosa (mi) è piaciuto:
  • Come gli artisti francesi dipingono angoli caratteristici di Parigi, P. B. crea   splendide "cartoline" metropolitane milanesi, composte da importanti e complesse costruzioni architettoniche, intere vie e piazzette affollate da non meno descritti milanesi cittadini di ogni razza ed estrazione sociale.
  • Leggendo Bacilieri si impara sempre qualcosa in più, che sia storia dell'arte, architettura,  o piccole biografie lampo, ma anche tanti aneddoti tipo "Forse non tutti sanno che..." o "Strano, ma vero!" (cit. ridondante?).
  • L'intramontabile FIAT Panda 4x4.
  • La longitudinale vista, da nord, dell'Italia. (Mah! Speriamo bene! [cit.])
  • Un'enorme quantità di citazioni e omaggi alla letteratura, a fumetti e fumettisti, ad architetti, a pittori, a film ed attori.
  • Le caratteristiche del volume sia per formato sia per il tipo di carta usata, Fedrigoni Arcoprint edizioni 140gr.

Cosa non (mi) è piaciuto:

Ho dovuto ritardare di un giorno l'uscita di questo post, per tornare a rileggere il volume e cercare qualcosa che realmente non mi fosse piaciuto e sinceramente sono contento lasciare vuoto questo spazio.


 Zeno Porno e la magnifica desolazione  è un fumetto da_avere nella propria libreria, oltre per i pregi già citati, perché fa parte di quei volumi che fa piacere ripescare, di tanto in tanto, anche solo per ammirare nuovamente una tavola o una vignetta specifica.



Scheda:

Soggetto: Paolo Bacilieri.
Sceneggiatura:  Paolo Bacilieri.
Disegni:  Paolo Bacilieri. 
Inchiostri:  Paolo Bacilieri.

Casa editrice: Coconino Press - Fandango Editore

giovedì 30 novembre 2017

Maggy Garrisson

Ci credereste se vi dicessimo che un buon giallo può essere scritto senza bisogno di avventure frenetiche al limite del possibile, senza intrighi internazionali e senza fighe mozzafiato?
La risposta è nel fumetto che presentiamo, Maggy Garrisson, la dimostrazione che una storia d'investigazione può essere raccontata attraverso i gesti più semplici e comuni che tutti noi facciamo ogni giorno, dalla ricerca di un accendino in un cassetto, al bere una birra al pub per sdrammatizzare una giornata no.
Nella contemporanea Londra, fatta di giornate grigie, malavita organizzata e  personaggi senza superpoteri, un'apatica e disincantata  Maggy si arrangia  per sbarcare il lunario, improvvisandosi per piccoli compensi che le consentano birra e sigarette.
Atmosfere affascinanti, scandite da un ritmo di lettura che valorizza i pochi dialoghi,  preferendo l'immagine alla parola attraverso lo stile narrativo tipicamente francese della bande dessinée, unico elemento che "tradisce" questa storia tipicamente british e ci svela che gli autori sono in realtà due nomi autorevoli nel mondo del fumetto francese: la sceneggiatura di Lewis Trondheim e i disegni di Stéphane Oiry.
I disegni, seppur non accattivanti al primo impatto, ci svelano l'enorme lavoro che c'è dietro ogni vignetta, inquadrature e tempi cinematografici, e particolare   accuratezza del dettaglio tipicamente caratterizzante della ligne-claire.
A rendere tutto più enfatico sono i colori vivi, tutti pienamente carichi,  che contrastano  piacevolmente nel clima uggioso londinese. In particolare l'assenza di sfumature accentua un effetto naif, che viene  compensato dalle luci, proprio come in un set cinematografico, ogni vignetta viene saggiamente illuminata dando intensità e profondità a seconda della necessità di scena.

Cosa è piaciuto:
Potremmo fare prima scrivendo che ci è piaciuto ogni cosa di questo fumetto, (non a caso lo abbiamo scelto per creare il primo articolo del blog), dunque evidenzieremo alcune cose che più abbiamo apprezzato:
  • La dimostrazione che una storia, seppur semplice, se raccontata bene possa diventare un tesoro.
  • Il formato del volume.
  • La scelta della carta Arcoset extra white gr.140.
  • Gli appostamenti in Fiat 127 color senape, nonostante l'anno 2015.
  • ...e se non volete spoiler ci fermiamo qui.
Cosa non è piaciuto:
Se proprio dobbiamo trovare un neo, l'unico elemento che ci ha fatto storcere il naso è come sono state realizzate le luci, che definiremmo troppo sintetiche. Si percepisce poca integrazione tra disegno-colore e luce, si ha l'impressione che a fine lavoro sia stato appoggiato sopra un layer per scurire e definire maggiormente le  "zone scure", creando troppo stacco tra le parti colorate e quelle illuminate.


Concludendo Maggy Garrisson è un volume da_avere senza alcuna esitazione, il problema sarà farvelo bastare, ci si augura che al più presto venga realizzato il secondo ciclo di racconti, fiduciosi che siano  scritti con la stessa maestria con la quale ci ha abituati il suo creatore, e perché no, sperare anche in una serie tv che veda Maggy come protagonista.



Scheda:

Soggetto: Lewis Trondheim.
Sceneggiatura: Lewis Trondheim.
Disegni: Stéphane Oiry.
Inchiostri: Stéphane Oiry.
Colori: Stéphane Oiry.

Casa editrice: Coconino Press - Fandango Editore